Fausta Le Piane...

Dice di Pinella Imbesi... " Il fotografo Herb Ritts affermava con orgoglio di non avere studiato fotografia, di essere autodidatta, come Helmut Newton e BruceWeber. Per lui, la cosa più importante era imparare ad aguzzare lo sguardo. Non ci si deve preoccupare di avere la macchina giusta, la pellicola giusta, il giusto obiettivo e tutti gli effetti speciali che li accompagnano, per non parlare del computer. La cosa essenziale è trovare il proprio stile, procedere a tentoni per riuscire a fare finalmente le cose così come si sentono. E’ ciò che si ravvisa immediatamente nella pittura di Pinella Imbesi: pieno possesso di mezzi tecnici di alto livello, e l’immagine che riflette una personalissima capacità di sentire la realtà circostante. La pittura dell’Artista è intrisa di ispirazione metafisica. Mai condizione fu più manifestamente ispirata a De Chirico, condizione però rivisitata alla luce vivida del suo essere pienamente donna del Sud: Dove il tempo si ferma, Vicolo antico, Verso Cattafi e Il sonno del passato. Se, come dice Kandinsky “la forma è espressione del contenuto interiore”, in queste tele è chiaro il riferimento ad un’interiorità drammaticamente vissuta: Strade deserte, porte e finestre chiuse, scale che portano chissà dove, in una realtà paesana priva di qualsiasi presenza umana. Misteriosi e spettrali paesaggi di sogno popolano le sue tele. La sua è una pittura situata al di là dello spazio e del tempo che vuole affermare la realtà assoluta e appunto “metafisica” del sogno. Parecchie tele offrono scenografie di paesaggi di silenzio, che ricordano la serie delle Piazze d’Italia di De Chirico. Le sue scene onirico mitologiche di eroi primordiali la riallacciano alle radici della sua terra, la Sicilia. La sua pittura surreale nasce dall’accostamento di oggetti disparati, senza nesso apparente tra di loro, ma ad uno ad uno di illudente precisione obbiettiva: In Echi del passato, conchiglie e bronzi si affiancano, in Bios e Tanatos, una figura esce dal mare mentre conchiglie e teschi giacciono sulla sabbia. Composizioni architettoniche chiarissime, dove unici incidenti sono la presenza di Templi, La Rinascita del Tempio, appoggiato sulle acque, o statue ne Il Mito non muore mai, in cui un discobolo racchiuso nel sole procede verso il mare. La pittrice ricorre a motivi archeologici legati alla sua terra e alla spoglia astrazione di vuoti scenari. Nessuna presenza umana, d’altronde neanche nella serie delle tele dedicate ai paesaggi: Il giardino degli ulivi, La Valle dell’Eden, Dove il tempo si ferma, Sui sentieri della memoria. Unica eccezione è quella delle donne che per Pinella Imbesi - tra l’altro sempre ad occhi chiusi (Preghiera, Gocce di Libertà, Il sogno della Vergine, L’Attesa) quasi a non voler vedere una realtà troppo dolorosa - hanno desiderio di rinascere a nuova vita. Ne è un esempio Il Risveglio di Venere, in cui secondo la tradizione la dea esce dalle acque. E non è un caso che tanta acqua sia presente nei quadri della pittrice. Il quadro La fontana della vita è emblematico: completamente senz’acqua allude ad una vita non vita della pittrice, ad una vita che esiste laggiù oltre l’orizzonte, ma che è inaccessibile. L’acqua è essenziale, senza di essa nessuna forma di vita è possibile. Spesso le figure femminili sono coperte da veli, l’acqua stessa che le ricopre è un velo. Barche ferme, ancorate, prigioniere della sabbia (Pollara, Prima del tramonto) e solamente puntate verso la libertà, sono incapaci di raggiungere l’orizzonte. Neanche un uragano può trascinarle via. Sete di libertà, sogno, Mito, oggetti simbolici (barche), solitudine metafisica: ecco i temi principali dell’opera di Pinella Imbesi. Immagini archetipe dense di possibilità evocative, di forza simbolica e di suggestione percettiva in sintonia con il loro contenuto spirituale. Il colore in Pinella Imbesi provoca forti emozioni, in quanto è rivelazione di un mondo interiore, “altro”, è l’elemento irreale delle cose, ricco di allusioni al mistero dell’esistenza. Ciò che conta è la risonanza spirituale: “il colore è il tasto. L’occhio è il martelletto. L’anima è un piano forte con molte corde. L’Artista è la mano che, toccando questo o quel tasto, fa vibrare l’anima”. (Kandinsky). La scelta di una forma o di un colore non è casuale per Pinella Imbesi, ma seguono una “necessità interiore”. Il blu, profondo e nostalgico evoca l’idea del mare e del cielo ed è legato all’idea di evasione, è la zona buia di Pinella sempre in ombra, che nei momenti di tristezza ricorda all’Artista che l’orizzonte è ancora lontano (Passione); il bianco, colore della purezza assoluta, è sinonimo di Bellezza; il verde, più legato agli stati d’animo dell’ Artista come il blu, indica la quiete ed il desiderio di ottenere un sogno agognato, per il quale Pinella lotta tenacemente, ma che continua ad essere irraggiungibile. I colori diventano più chiari e luminosi quando parla della sua terra: ulivi, fichi d’India, mare. Dietro le spatolate di Pinella Imbesi si può nascondere di tutto, il colore è di tipo impressionista, lavorato direttamente sulla tela e ci regala gocce di libertà. ".